Preparatevi a sobbalzare sulla sedia, cari ‘progster’, perché non riusciamo a immaginare una reazione diversa data dall’ascolto del debutto dei Winstons, italianissimo trio a dispetto del nome e del genere di musica proposto. Un genere che di per sé è di difficile catalogazione, ma che ha come punto di riferimento il progressive rock di matrice ‘canterburiana’, quello di Soft Machine, Gong, Caravan, Henry Cow, Kevin Ayers e affini.
Siamo al cospetto di un power trio di multi-strumentisti, che si celano sotto gli pseudonimi di Linnon Winston, Rob Winston e Enro Winston, ma che altri non sono, insospettabilmente, tre longevi esponenti della scena indie-rock italiana; Rispettivamente si tratta infatti di Lino Gitto, presenza costante in molteplici release ed eventi della scena milanese, Roberto Dell’Era, ai più noto in qualità di bassista degli Afterhours, ed Enrico Gabrielli di Calibro 35, Mariposa e Der Maurer.
Da una forte amicizia di lunga data e da una lunga condivisione dei palchi di tutta Italia nasce dunque la creatura The Winstons, che in un periodo di revival settantiano come quello odierno esplora un territorio in cui quasi nessuno ha osato addentrarsi, quello già citato della scena di Canterbury (e non solo, nell’album non mancano riferimenti al beat, al garage rock e alla psichedelia), e lo fanno con una padronanza di mezzi davvero sorprendente!
La surreale copertina del disco è realizzata dall’artista giapponese Gun Kawamura, autore anche dei testi di due brani dell’album (“Diprotodon” e “Number Number”), cantati dagli stessi Gabrielli e Dell’Era nella lingua del Sol Levante!
Formato LP gatefold, disponibile in due versioni:
– Vinile nero;
– Vinile colorato (viola trasparente) con un inserto che riproduce un’opera di Gun Kawamura.