Höstsonaten è un progetto che il musicista genovese Fabio Zuffanti (uno dei musicisti italiani più creativi e attivi degli ultimi 15 anni, band-leader in svariati gruppi tra i quali Finisterre, Maschera Di Cera, Quadraphonic, laZona, Aries oltre che titolare di un progetto solista a suo nome) porta avanti dal 1996. In tale progetto Zuffanti è deus ex macchina e unico compositore e si circonda di valenti musicisti ospiti che lo aiutano a tessere la tela nella maniera migliore.
La musica di Hostsonaten trae ispirazione dalle fulgide pagine del prog sinfonico di stampo nordico a cui si uniscono volta per volta accenni di folk, jazz elettrico, classica e musica etnica.
Dopo i due primi cd pubblicati rispettivamente nel 1996 e nel 1998, dal 2001 Fabio decide di costruire attorno alla musica di Höstsonaten un ampio progetto da svilupparsi nell’arco di quattro album. Una sorta di ‘affresco musicale’ in quattro movimenti concernente le quattro stagioni e pubblicato nel corso degli anni in sequenza contraria, ovvero dall’ultima parte alla prima. Il titolo complessivo dell’opera è “Sesasoncycle Suite”.
“Autumnsymphony” procede il viaggio a ritroso nelle stagioni rappresentando la II parte dell’opera. In questo album la sensazione di struggente malinconia, che troverà il suo culmine nel capitolo invernale, raggiunge momenti di pura poesia. Attimi in cui la musica sembra sposarsi perfettamente a certe atmosfere sospese care al cinema di Andreij Tarkowskij al punto che questo disco potrebbe rappresentare l’ideale colonna sonora di un’opera del grande registra russo, tanta è l’influenza che questi ha esercitato negli anni nella musica e nel pensiero di Zuffanti.
Le istanze jazz (un jazz tipicamente inglese che ha trovato la sua più alta espressione in gruppi come i Nucleus), in questo album più presenti e focalizzate, si fondono con un fare melodico tipico della musica da camera. Gli strumenti acustici (viole, violini, violoncelli, tromba, contrabbasso, etc…) formano un’ ensemble che a tratti si fa leggero ma che altrettanto spesso si fonde con le ritmiche rock esplodendo in tutta la sua potenza e puntando verso la grande libertà che questa musica cerca di raggiungere. Formalmente e spiritualmente.
La voce infine, presente per la prima volta nell’opera sulle stagioni, vola alta e traghetta il vortice autunnale verso le spire dell’inverno calandovisi dentro in profondità e lasciando l’ascoltatore solo con le sue emozioni.