Nel 1966 il fronte dello ‘spaghetti western’ è nuovamente rielaborato da “Django”, diretto dal prolifico Sergio Corbucci (un regista dall’impressionante media di 2-3 film all’anno). Cambiano le ambientazioni, il fango sostituisce la sabbia e il protagonista, anziché muoversi a cavallo, attraversa lande desolate a piedi trascinando con sé una bara dal contenuto misterioso. Come Leone scelse Eastwood, l’eroe è qui impersonato dallo sconosciuto Franco Nero.
Questi e altri elementi hanno contribuito a rendere “Django” un culto assoluto, che già all’epoca diede il via a una lunga serie di sequel e che in tempi recenti è stato più volte omaggiato a più livelli (non solo film, ma anche fumetti, musica, cartoni animati…). Tra i più recenti tributi abbiamo quello di Quentin Tarantino in “Django Unchained”: non solo il tema originale è stato utilizzato nella colonna sonora, ma il film gode addirittura di una comparsa d’eccezione, ovvero Franco Nero in carne e ossa!
Perfetto accompagnamento agli scenari fangosi, cinici e tetri dell’opera, sono le musiche di Luis Bacalov, direttore d’orchestra argentino ben noto agli appassionati di rock progressivo italiano, avendo collaborato con New Trolls, Osanna e Rovescio della Medaglia. Il tema principale del film “Django”, da brividi ancora oggi, a quasi 50 anni dal suo concepimento, fu realizzato in due versioni, cantate in italiano (da Roberto Fia) e in inglese (da Rocky Roberts), ma solo la prima fu pubblicata in versione 45 giri all’epoca, mentre la seconda insieme a diverse altre tracce della colonna sonora fu riesumata per la prima volta solo nel 1985.
Questa ristampa dello score originale consta di ben 24 tracce accuratamente selezionate e riproposte in uno splendido packaging gatefold, con un nuovo artwork, liner notes e un mini-poster allegato di 30x30cm con locandine e lobby card dell’epoca.